16.10.2021 27.03.2022
Casa Cavazzini
Udine
Dipinto di un paesaggio nuvoloso con una distesa di prato verde e un viandante che cammina visto da lontano

Ferdinand Brunner
Il Viandante
1908
Olio su tela
Galleria del Belvedere, Vienna

Possiamo comprendere noi stessi solo a partire dal fatto che l’uomo è una grande domanda di infinito.

Su questo punto si dispiega l’itinerario che la mostra La forma dell’infinito (Udine, Casa Cavazzini, 16.10.2021 – 27.03.2022) propone attraverso cinquanta capolavori, molti dei quali firmati dai più importanti protagonisti dell’arte negli ultimi due secoli: Claude Monet, Paul Gauguin, Paul Cézanne, Alfred Sisley, Henri Matisse, Dante Gabriel Rossetti, Michail Nesterov, František Kupka, Vasilij Kandinskij, Aristarch Lentulov, Natal’ja Gončarova, Odilon Redon, Maurice Denis, Jacek Malczewski, Mikalojus Čiurlionis, Nikolaj Roerich, Medardo Rosso, Umberto Boccioni, Pablo Picasso, Emilio Vedova, Ernst Fuchs, Hans Hartung e altri ancora.

Dipinto impressionista della spiaggia di Trouville

Claude Monet
Sulla spiaggia di Trouville
1870
Olio su tela
Collezione privata

Una mostra nata dalla collaborazione, fra gli altri, con il Belvedere di Vienna, con la collezione Peggy Guggenheim di Venezia e con la Fondazione Solomon R. Guggenheim di New York, del Musée D’Orsay di Parigi, ma anche della Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma o del MART di Rovereto, della Galleria Tretyakov di Mosca e del Museu Picasso di Barcelona.

E non mancano i capolavori provenienti da collezioni mai accessibili al pubblico, che sarà un vero privilegio poter ammirare – tra essi, uno dei migliori Monet, un toccante Gauguin, un tempestoso e grande Vedova –.

Dipinto di un vaso di girasoli appoggiato su un tavolo accanto a una ciotola

Paul Gauguin
Natura morta con girasoli
1901
Olio su tela
Collezione privata

Ci sono fini conoscitori dell’arte che farebbero pellegrinaggi faticosi pur di poter vedere da vicino opere rarissimamente visibili in Occidente, e in questa mostra sarà possibile contemplarle con emozione: così avverrà, ad esempio, con i tre dipinti di Nicholaj Roerich o con i cinque dipinti di Mikalojus Čiurlionis, che eccezionalmente lasciano le loro sedi rispettivamente russa e lituana. Ci sono file di devoti del geniale e visionario Kandinskij che potranno contemplare alcune sue opere, tra cui La Piazza Rossa – altro prestito quasi incredibile concesso dalla Tretyakov di Mosca –, cioè l’opera simbolo della svolta di quel genio russo, quasi frutto di un’estasi e inizio di una nuova strada per il pittore.

Dipinto

Vasilij Kandinskij
La piazza rossa
1916
Olio su tela
Mosca,Galleria Tret’jakov

La mostra La forma dell’infinito è una vera chiave per entrare nell’arte moderna e contemporanea, anche per coloro che non hanno familiarità con essa, scoprendo una delle intenzioni fondamentali che hanno animato tanti pittori dalla fine dell’Ottocento e per tutto il corso del Novecento: rendere visibile l’infinito che dietro la prima apparenza delle cose sussurra alla mente e al cuore umano.

L’arte esiste non per produrre decori frivoli né per riprodurre le apparenze di ciò che abbiamo sotto gli occhi, ma per oltrepassarle alla ricerca del mistero, del senso ultimo della vita, e per dare forma a quella tensione vero l’infinito, incantevole e struggente, che ci rende unici nell’universo.

Dipinto con un trama d’incroci di linee che vanno dal basso verso l'alto cambiando colore dal nero all'azzurro-giallo-bianco.

Leonardo Dudreville
Aspirazione
1917
Olio su tela
Rovereto, MART Museo di arte moderna e contemporanea
di Trento e Rovereto

Tra pennellate e colori, i capolavori dei più grandi geni dell’arte, specialmente dall’Impressionismo in avanti, sollevano il velo del mondo visibile e lasciano affiorare enigmi, nostalgie, ricerche di chi percepisce l’altro lato della realtà, o il dolore di una finitezza senza prospettive nel caso ci si convinca che non c’è risposta a quella domanda di infinito che ci ritroviamo conficcata nell’anima.

La mostra lo racconta nelle sue otto sezioni: i paesaggi mistici; la percezione della Trascendenza; il dramma della finitezza; l’uomo è una domanda; il sogno della vita invisibile; risvegliare lo sguardo spirituale; la sfida al niente; l’altitudine della coscienza.

Autoritratto pittorico dell'artista che guarda verso di noi. Seduto su una sedia appoggiata al muro in una stanza vuota ma disordinata

Gianfranco Ferroni
Io seduto nella stanza
in penombra
1977
Olio su tavola
Milano, Collezione Iannaccone

I visitatori saranno sempre tutti accompagnati da giovani guide ben preparate ad offrire una chiave di lettura completa, iconologica, per ciascuna opera. Scopriranno dunque perché le pennellate si fanno evanescenze impalpabili in Cézanne o in Redon, ed esplosioni di forme mai viste in Kandinskij, e voli coloratissimi in Matisse e segni netti quasi graffiati in Hartung.

Al tempo stesso, la mostra farà sentire i visitatori a un passo dall’immensità, personalmente coinvolti: come se quei quadri ci conoscessero, sapessero qualcosa di noi, qualcosa di profondo, e sapessero dirlo in modo tale che noi non avremmo saputo farlo con parole migliori.